“LE DONNE NON GIOCANO” [cit.]

Si aggiungono croccantezze alle già note vicende che ruotano attorno al tanto discusso “politically correct”. Passiamo infatti dal polverone senza senso che gravita attorno alla povera Biancaneve baciata dal bel Principe senza il suo consenso, all’allontanamento da una cena di una nota comica casertana che è stata costretta ad abbandonare un tavolo riservato ai soli uomini facenti parte della Nazionale Italiana Cantanti per poi sedersi da un’altra parte destinata alle donne.

Tutto ciò è meraviglioso se si pensa che passiamo da un eccesso all’altro in un battito d’ali. Proviamo indignazione per la protagonista di una favola che lava i panni a sette nanetti e poi facciamo alzare da tavola una ragazza di 22 anni per il semplice fatto di essere una donna che prende parte ad un evento benefico in un contesto notoriamente maschile.

Che poi, quale migliore occasione di un evento benefico ad alto seguito mediatico, per poter giocare la carta del politically correct al quale siamo tutti apparentemente così legati e portare a casa consensi gratis dal pubblico? Invece no. Sapete perché? Personalmente credo che il nocciolo della questione stia proprio nel termine “apparentemente”. Perché per quanto tutti si nascondano dietro un finto senso civico e spirito di accoglienza, questi sono gli stessi che attraversano ancora la strada quando vedono arrivare sul loro lato del marciapiede qualcuno che reputano “diverso”. Che sia per il colore della pelle, per la sua provenienza, per il suo credo, per quello che volete.

Se la Nazionale Cantanti che vanta una storia di anni e anni di lotte per l’inclusione, per la solidarietà e il sostegno verso i deboli e i diritti di tutti, arriva a compiere una gaffe di tal portata, possiamo fingere quanto vogliamo ma restiamo sempre ad anni luce da una parità di genere che, per ora, esiste solo negli occhi di chi guarda Biancaneve e il bel Principe Azzurro col coltello tra i denti.

Quanto può dare fastidio agli uomini che adesso ci siamo pure messe a giocare a pallone? Sport nazionale per eccellenza, poi.  “Le donne non giocano” non fa altro che sottolineare da quanta ignoranza siamo circondati. Andatelo a dire a Carolina Kostner, a Bebe Vio o a Federica Pellegrini che “le donne non giocano”.  Andatelo a dire a Valentina Vezzali, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega allo Sport nel Governo Draghi che “le donne non giocano”.

“Le donne non giocano”

Meraviglioso. Nel 2021 “le donne non giocano”.

Pazzesco, ci siamo messe a giocare a pallone e non possiamo più sedere al tavolo con gli uomini. Ma quanto fastidio potrà mai dare questa cosa all’universo maschile? Gli si toglie un primato? Gli si toglie pubblico dagli stadi? Gli si toglie visibilità? No. Dov’è allora il problema se gioco anche io?

Continuiamo a parlare di politically correct ma la realtà è che viviamo in una società profondamente sessista. Appena si legge sui social che misoginia e maschilismo non esistono più, ecco che succede qualche perla a smentire tutto.

Io lavoro da sempre in un ambiente prevalentemente maschile e so per certo che, per un uomo, vedere una donna muoversi a suo agio all’interno di una discussione tecnica sul mantenimento produttivo di transfer, può essere sconvolgente tanto quanto potrebbe essere sconvolgente per me andare da un estetista uomo. Ma il punto non è il genere di appartenenza del professionista a cui ti stai rivolgendo, sono piuttosto le sue capacità, le sue competenze e la sua esperienza.

Credi che un pivello che si è laureato l’altro ieri e che non ha mai messo piede in reparto possa saperne di più di chi come te e me fa questo lavoro da sempre? Scienza infusa solo per il fatto di essere un uomo? Se pensi questo ti stai sbagliando alla grande.

Mettimi alla prova. Alza il telefono e fissa un appuntamento con me. Uniamo le nostre forze e le nostre competenze per intervenire sul tuo transfer che sta per fallire un calcio di rigore. Salviamo le macchine, salviamo la produzione e salviamo noi stessi da problematiche, quelle vere e quelle serie, che non ci fanno dormire la notte. Vinciamo insieme questa partita! È così che fa una squadra!

Mettimi alla prova.  Vediamoci sulla metà campo per il calcio d’inizio.

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Laura Monguzzi
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