Nel 1977 George Lucas ci regala un capolavoro dal nome Guerre Stellari dando vita ad una storia che incarna magistralmente l’eterna lotta tra il bene e il male in quel ormai celebre “campo di energia mistica da cui tutti traggono il loro potere chiamato LA FORZA”. Anakin Skywalker è il personaggio più geniale di tutta la saga. È un ragazzo chiamato a compiere qualcosa di immenso. In molti articoli è descritto come il predestinato. Colui che è atteso dalle profezie. Il messia dell’intera Galassia. È colui che riporterà equilibrio nella Forza. Così, il desiderio di controllare la situazione a tutti costi, dettato dalla paura di perdere ciò che più ama, lo trasforma in ciò che più di ogni altra cosa teme: Darth Vader, il prevaricatore.
Altruismo ed egoismo, luce e lato oscuro.
Guerre Stellari altro non è che la metafora fantasy delle battaglie personali che vengono combattute da ognuno di noi nella nostra quotidianità. La differenza è che noi non spostiamo oggetti con il pensiero e non ci muoviamo per la Galassia a bordo di incrociatori stellari.
Così, come la flotta dei Ribelli che da anni sfianca l’Impero Galattico nel tentativo di rovesciarlo per tornare alla Repubblica, tra duelli epici e battaglie su navi stellari, con il tempo e l’esperienza ho capito che esistono battaglie che vale la pena combattere e altre no.
Alla fine è come posizionare i pezzi di un puzzle: per un po’, ci ostiniamo ad incastrare un pezzo impossibile nel luogo sbagliato, poi il tempo e un punto di vista più saggio riescono, alla fine, a mostrarci la verità. Le battaglie ci insegnano che, a volte, perdere fa parte del gioco. Perdere insegna. Anakin Skywalker perde, cede al lato oscuro e, seppur intrappolato in una tuta biomeccanica corazzata, è il più “umano” di tutti e sì, alla fine è proprio colui che riporterà equilibrio nella Forza.