NEBBIA IN VAL PADANA

Ho sempre trovato qualcosa di estremamente poetico nella nebbia. È silenziosa. È malinconica. È introspettiva. Anche Pascoli disse la sua sull’argomento. Si rivolge alla nebbia come ad una vecchia amica e le chiede di nascondergli le vicende passate e lontane, perché provocano solo pianto e dolore. Quante volte, durante le sere d’inverno, abbiamo visto la nebbia come una barriera difensiva che potevamo ergere tra il caldo del nostro soggiorno e il mondo esterno, lasciandoci vedere solo ciò che è vicino. Noi brianzoli conosciamo bene questa sensazione. Chiunque sa che il nostro paesaggio è famoso per la nebbia che lo avvolge, soprattutto nelle stagioni più fredde e nelle giornate più uggiose, circondando lo scorrere delle ore di un alone misterioso. Un fenomeno atmosferico all’ordine del giorno, è vero, ma per noi brianzoli la “scighera” non è solo nebbia.

E’ un momento, un modo di essere, uno stato d’animo. Ti entra nelle ossa e nell’anima e ti fa venir voglia di polenta e gorgonzola, di lesso con la mostarda, di minestrone. Cose così. Il bello della scighera è che la trovi nei campi, nei vicoli silenziosi dei paesini o nelle strade delle città.

Offusca i contorni delle chiese, delle case e ci restituisce  un senso di protezione. Quasi materno. Potrei andare avanti all’infinito. Tutto questo è molto bello finche la schighera resta fuori, all’aperto. Poi te la trovi nella tua officina e ti passa la poesia in un attimo.

Sappiamo bene che le lavorazioni meccaniche producono calore. L’utensile infatti arriva ad altissime temperature e sui punti di contatto con il metallo in lavorazione viene irrorato il refrigerante. Che sia olio intero o emulsionabile la sostanza non cambia.

Il problema è che gli oli hanno una resistenza limitata alla temperatura e si degradano al raggiungimento del loro “picco massimo”. Alla temperatura quindi di circa 100/120 °C, iniziano a fumare. Che siano interi o no.

Se l’olio è di origine minerale a quelle temperature emette i famigerati IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) sotto forma di nebbiolina azzurrognola. E a noi non resta che respirare questi composti cancerogeni. Questo è il motivo per cui molte macchine hanno dei sistemi di aspirazione e filtraggio.

Purtroppo però, non tutte le macchine ne sono dotate e spesso entriamo nelle nostre officine e ci manca solo di accendere i fendinebbia.

Il problema è serio perché c’è in gioco la salute degli operatori. Questo è il motivo per cui i nostri chimici hanno formulato una serie di oli interi completamente esenti da parti minerali, molto più resistenti all’azione meccanica e alla temperatura. Non vedrete mai i nostri oli fumare perché si degradano a temperature molto maggiori e contengono additivi che limitano la fumosità.

Per quanto riguarda gli oli emulsionabili, invece, sono state scelte delle basi ad alta raffinazione e decisamente più resistenti allo sforzo. Se doveste vedere fumare un nostro lubrorefrigerante, non preoccupatevi. E’ solo vapore acqueo, ha un colore biancastro e si dissolve in pochi secondi. Ora, quando entri in repato, facci caso. Se vedi nebbiolina azzurrognola, gambe in spalla e via di corsa. Se è biancastra tranquilli. È solo scighera!

Ora, non sai comunque come comportarti? Nessun problema, ti capisco! Vengo io in azienda da te! Analizzerò la situazione e ti dirò come risolvere problemi nebbia in reparto. Se il tecnico a cui ti stai rivolgendo ora sapesse di cosa stiamo parlando e se avesse il prodotto giusto da proporti, lo farebbe. Peccato che non ce l’ha.

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