UN FUTURO PER I NOSTRI FIGLI

Se chiedessi a Marco, un ragazzino delle scuole medie, di recitarmi la definizione di “petrolio” riportata sul suo libro di tecnologia, forse mi direbbe che il petrolio è una miscela liquida di vari idrocarburi, che si trovano in giacimenti sottoterra, negli strati superiori della crosta terrestre. Bravo Marco! Se è uno studente diligente, cosa che mi auguro per lui, Marco aggiungerebbe che il petrolio è una fonte primaria di energia ed è conosciuto anche come “oro nero”. Ciò che Marco non sa è che il petrolio è il motore economico del pianeta. Ogni giorno infatti si stima che ne vengano consumati circa 98.000.000 di barili che corrispondono ad un valore di quasi 7 miliardi di $. Sono sicura che il nostro caro studente sia al corrente che al petrolio sono direttamente legate la produzione di energia, l’industria meccanica, l’industria pesante e l’industria chimica.

Quando Marco gira pagina e legge dal suo libro che al petrolio sono legate anche guerre, inquinamento e povertà, comincia a pensare che questo “oro nero” non luccichi così tanto, in fondo. Come sappiamo, i conflitti sono la conseguenza di un mercato molto ricco e in costante crescita poiché è il fabbisogno energetico ad essere in costante crescita e purtroppo sappiamo fare energia principalmente bruciando petrolio.

“Ma qui si parla delle nuove tecnologie! Perché non usiamo le nuove tecnologie?” chiede Marco dal fondo della classe. Le nuove tecnologie sono troppo giovani e chi ha in mano il mercato ha anche la forza economica per rallentare, se non impedire, i nuovi sviluppi.

Sembra anche sotto gli occhi di tutti che le zone più ricche di petrolio siano sempre coinvolte in guerre che hanno l’obiettivo di instaurare nuove “democrazie” che stringano accordi compiacenti di estrazione con le compagnie petrolifere di qualche superpotenza democratica.

Tutte le volte che vai a fare benzina, tutte le volte che accendi una luce, tutte le volte che ricarichi il telefono, accendi l’aria condizionata, il gas, la caldaia, dai il tuo personale contributo a un circolo vizioso senza fine.

Sei un consumatore e non ne puoi fare a meno. Come me, come tutti.

In molti non vedono il problema a 360°. C’è la tendenza in questi ultimi anni a dare molto peso alla componente ambientale del problema ed è certo che si tratti di un aspetto chiave, ma sappiamo che non è l’unico. Come sai, la situazione è molto più complessa. La situazione è molto più grave e ci è sfuggita di mano.

Marco, eletto capoclasse honoris causa, legge alla classe la definizione di “agente inquinante”: sostanza che, direttamente o indirettamente, costituisce un pericolo per la salute dell’uomo o per l’ambiente, provocando alterazioni delle risorse biologiche e dell’ecosistema.

Tra le prime sostanze riconosciute cancerogene c’è il benzene, capostipite della famiglia degli idrocarburi aromatici, molecola naturalmente presente nel petrolio. Usato come antidetonante per sostituire il piombo nella benzina rossa trasformandola nella benzina verde!

Il toluene, suo simile, ampiamente usato nei comuni “diluenti” è stato recentemente riconosciuto altrettanto pericoloso ed eliminato. È stato sostituito con lo xilene, simile ed altrettanto pericoloso che mi auguro possa essere rifiutato dagli utilizzatori finali i quali però, inconsapevoli della pericolosità, lo utilizzano senza alcun tipo di remora. 

Tutti questi nomi complessi per spiegare a Marco che chiunque tenti di risolvere queste criticità, in realtà non le sta risolvendo davvero. Trovano sì nuovi prodotti, nuove mescole che risolvono in parte il macroproblema creato ma ne generano a lato altri dello stesso impatto. Se non è zuppa è pan bagnato!

La domanda che dobbiamo porci è “Possiamo fare qualcosa?”, “Possiamo dare un contributo?” La risposta è sì! I prodotti che ti propongo non hanno petrolio! Come? Grazie ad una base BIO!

I lubrificanti bio sono oli prodotti da piante e semi oleosi. La natura produce molte variabili che non vanno bene all’industria.

Allora i nostri chimici prendono questi oli e li trattano come mattoncini di Lego: li smontano, eliminano le sostanze che non vanno bene per le condizioni applicative industriali e li rimontano.

Otteniamo fluidi puri, biodegradabili, formati da unica molecola, che hanno caratteristiche di partenza già eccellenti come un altissimo indice di viscosità, eccellente potere lubrificante, alto punto di infiammabilità, basso punto di congelamento, ridotta evaporazione.

In questo modo anche tu puoi lavorare in un ambiente sicuro, riducendo il peso ambientale e dando il tuo contributo a liberarci dal petrolio e dal pesante fardello che si trascina dietro ormai da troppo tempo.

Abbiamo capito che la praticità, la facilità, l’economicità che è legata all’uso del petrolio e dei suoi derivati si sta dimostrando negli ultimi tempi falsa e poco realistica. I cambiamenti climatici, l’inquinamento ambientale, le guerre e le conseguenze che iniziamo a pagare, sono la testimonianza che è arrivato il momento di cambiare approccio e tornare ad usare l’immaginazione.

Questo progetto nasce dalla semplice volontà di sostituire il petrolio come materia prima per la produzione dei lubrificanti per le tue macchine.

Il sogno di domani è che poi i reflui della tua produzione possano essere smaltiti più economicamente attraverso processi di biodegradazione naturali come quelli dei depuratori e non avviati, come oggi, a processi di combustione che poi vanno comunque ad incidere negativamente sulla qualità dell’aria e sul clima in genere.

Quante volte hai letto la sigla IPA? Gli IPA sono “idrocarburi policiclici aromatici”e sono classificati come sostanze cancerogene e IPA si formano per surriscaldamento degli oli.

Conoscendo questo pericolo, i chimici hanno iniziato a lavorare impiegando basi lubrificanti sintetiche di tipo estere (per intenderci chimicamente simili agli oli vegetali) che oltre a non contenere IPA, provengono da fonti rinnovabili e possono essere smaltiti biologicamente e non con processi di combustione.

Forse il mondo se ne sta accorgendo, ma la forza economica e i poteri derivanti dal petrolio sono tali e tanti che sarà molto difficile metterli da parte. Ognuno di noi però ha la possibilità di dare il proprio contributo e solo creando una nuova coscienza potremmo contribuire a migliorare l’ambiente e le condizioni di lavoro e la salute dell’azienda. Una goccia alla volta. Un mattoncino di Lego alla volta.

Gli altri ti diranno che ala fine gli IPA sono naturalmente presenti nel petrolio e il petrolio per forza di cose è la base di tutto. Poi che siano stati riconosciuti come cancerogeni, mutageni, teratogeni, potenti inquinanti atmosferici, inquinanti delle falde acquifere, “cosa dobbiamo farci??”.

È sufficiente dire che un lubrificante che ne contenga più del 3% è già classificato come cancerogeno.

Visto che tutto questo schifo è ampiamente presente anche nel catrame, nel bitume, pece e carbone gli IPA si trovano quindi nell’asfalto, nella gomma. Sono dappertutto. “Cosa dobbiamo farci??”. Torniamo ad usare l’immaginazione. Rovesciamo per terra la scatola dei Lego e, un mattoncino alla volta, smontiamo e rimontiamo tutto da capo.

Adesso la responsabilità è solo tua per come agire prima di strapparti i capelli per un fermo macchina.

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Laura Monguzzi
Specialista nella Revisione Transfer Serrature

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