REGOLE D’ORO PER IL TUO PARCO UTENSILI

L’estate 2021 mancherà moltissimo a tanti. Si perchè dopo un lungo inverno, in cui abbiamo trascorso le domeniche e le festività su Netflix invece che sulle piste da sci, l’arrivo dell’estate non poteva essere più bello di così. In tre mesi, abbiamo vinto gli Europei di softball (che non guarda nessuno), gli Europei di calcio (che invece guardano tutti), 40 medaglie (record assoluto) alle Olimpiadi di Tokyo di cui 10 ori, Camila Giorgi vince i WTA 1000 di Montreal, 69 medaglie alle Paralimpiadi di cui 14 ori, 2 ori agli Europei di ciclismo, gli Europei di volley femminile, Filippo Ganna è oro nella cronometro dei Mondiali di ciclismo, 2 ori ai Mondiali di canoa velocità, gli Europei di volley maschile e la lista continua ad allungarsi.

Non male vero? Diciamocelo. Di estati belle ne abbiamo vissute… Ma una così, è difficile ripeterla. In un articolo di Federico Militello, ho letto questa frase che mi ha colpita particolarmente:

“Il nostro Paese, d’altronde, da sempre eccelle come forse nessun altro per eclettismo ed eterogeneità.

Lo testimoniano la top7 nel medagliere storico generale delle Olimpiadi e

addirittura il primo in quello dei World Games.

Siamo una potenza da sempre, da quando esiste lo sport,

sin dai primi vagiti olimpici nell’Antichità.”

Eclettismo ed eterogeneità.

Siamo chi siamo perché abbiamo imparato dai nostri errori. Siamo caduti, ci siamo rialzati più forti e, grazie all’esperienza, siamo tornati vincitori. Abbiamo saputo guardarci allo specchio, abbiamo analizzato i nostri punti deboli, siamo intervenuti in maniera mirata e ci siamo guadagnati così il gradino più alto del podio. Questo lo puoi fare se in panchina hai un allenatore che sa quello che fa. Una persona che sa quello che dice. Una persona che basa il suo operato su anni e anni di esperienza.

È la stessa filosofia che cerco quotidianamente di trasmettere ai miei clienti per le più disparate questioni che possono sorgere.

Prendiamo l’esempio degli utensili speciali.

Attenzione a chi lasci in gestione il parco utensili perché quello che ti serve è avere sottomano delle semplici regole per evitare costi di gestione elevati e magazzini oberati. Prendiamo in mano la situazione come se io fossi il tuo allenatore e tu, la mia squadra!

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CIELO AZZURRO IN UN’ESTATE PIOVOSA

“Era l’estate del 2021…” già con questa semplice premessa, potremo esordire nel prossimo futuro come overture per racconti assurdi di fenomeni estremi. Per usare una metafora meteorologica, per altro non lontana da quanto sta effettivamente accadendo, passiamo da grandine e forti temporali a roventi venti africani nel giro di mezza giornata. Insomma, un susseguirsi di alti e bassi, di sbalzi d’umore collettivo in un’estate da primato. 

Questa estate ne stiamo vedendo delle belle. Lavorativamente parlando, non esistono più vie di mezzo. È sempre tutto più complicato.

Gli ultimi mesi ci hanno abituati ad una vera e propria estremizzazione del lavoro e dei rapporti nonostante le tematiche affrontate siano sempre le stesse. Come se fosse necessario dover dimostrare e difendere costantemente la propria professionalità ed esperienza e, nel momento in cui confermi nuovamente il tuo valore e le tue capacità, inizia un gioco stantio in cui mi trovo costretta a brandire spada e scudo e concentrarmi nel difendere la mia professionalità e quella dai miei collaboratori. Questo mi capita sistematicamente quando metto l’evidenza davanti agli occhi di chi per anni non si è preso cura del proprio parco macchine.

Come se, invece di focalizzare la propria attenzione sulle mancanze reiterate per anni di mal gestione dei propri transfer per poi stendere un piano di intervento risolutivo, è meglio concentrarsi sul trovare la breccia che possa invalidare la mia opinione di esperta e l’operato dei miei collaboratori che hanno invece come unico scopo risolvere il tuo problema in produzione.

Mi sembra quasi che il tuo obiettivo non sia più risolvere l’emergenza grave che ha determinato un fermo macchina improvviso per poi godere dei benefici di un partner qualificato ed esperto del settore come me, bensì provare in tutti i modi che io stia prendendo una cantonata quando ti dico: “occhio perché il tuo transfer sta per saltare in aria”. Stai pur certo che facendo questo lavoro da sempre, non prendo cantonate.

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404: FATAL ERROR

Quella che sto per raccontarti è la classica storia di un fermo macchina. Anzi, è la storia di come rincorrere un problema possa in realtà distruggere la produttività quando basterebbe adottare delle strategie mirate per prevenire l’insorgere di questi problemi. In un mondo altamente competitivo, digitalizzato e dalle catene di produzione sempre più articolate e dettagliatamente monitorate, avere un anello fragile come un vecchio transfer su cui non si effettua la dovuta manutenzione, che può fermarsi da un momento all’altro, ti pone in una posizione svantaggiosa rispetto alla concorrenza, non potendo sempre garantire le scadenze delle commesse o la costanza della qualità dei pezzi prodotti. Ora immagina: è lunedì mattina e il direttore di produzione di una grossa realtà si prepara ad affrontare la settimana appena cominciata.

È sereno perché c’è tanto lavoro da fare (cosa non così scontata di questi tempi)

e la sua Azienda ha appena firmato un contratto molto ghiotto con una Società quotata in borsa.

Devono consegnare il saldo di una commessa molto grossa che sarà il trampolino di lancio verso la consacrazione dell’Azienda nell’olimpo dei grandi produttori di componenti meccanici.

Arrivato in Azienda, il direttore di avvia verso la produzione per monitorare lo stato di avanzamento della commessa, la qualità del prodotto e lo stato delle macchine……

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NOTTI MAGICHE

Nel 2019 una legge ha reintrodotto a scuola l’insegnamento dell’educazione civica. La cosa bella è che ci sono centinaia di argomenti connessi e correlabili tra loro volti alla comprensione delle dinamiche di natura economica, civica e ambientale della nostra società.

Sicuramente l’idea è quella di sensibilizzare le menti più giovani, migliorare le loro competenze civiche, spingendoli verso una condotta critica per poter affrontare diversi temi in maniera consapevole e adulta.

Fin qui, tutto bene.

Fin qui, tutti d’accordo.

Poi però arriva il 2020 e sappiamo tutti cos’è successo.

Arriva un lockdown che ci costringe tutti in casa per mesi. Arriva una troppo breve boccata d’aria estiva che ci ricatapulta da capo all’inizio dell’autunno per poi farci affrontare uno degli inverni più faticosi da gestire degli ultimi decenni. Ed è qui che la gente comincia a dare di matto.

Gli effetti collaterali della pandemia sono evidentissimi, a cominciare dallo shock della reclusione per il lockdown, al senso di incertezza verso il futuro, alla angoscia, alla precarietà. Ed ecco allora che gli stessi ragazzini che si stavano preparando a diventare adulti consapevoli e responsabili, piombano in uno stato di disinteresse generale, disimpegno e non curanza. Negli ultimi mesi si sono registrati tantissimi casi di gruppi di giovani che si davano appuntamento nelle piazze cittadine per dare il là a risse epocali; c’è stato un aumento di episodi legati ad atti vandalici a beni di interesse storico artistico e culturale e via discorrendo…

Poi, un mezzo miracolo.

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Donne e Meccanica

“LE DONNE NON GIOCANO” [cit.]

Si aggiungono croccantezze alle già note vicende che ruotano attorno al tanto discusso “politically correct”. Passiamo infatti dal polverone senza senso che gravita attorno alla povera Biancaneve baciata dal bel Principe senza il suo consenso, all’allontanamento da una cena di una nota comica casertana che è stata costretta ad abbandonare un tavolo riservato ai soli uomini facenti parte della Nazionale Italiana Cantanti per poi sedersi da un’altra parte destinata alle donne.

Tutto ciò è meraviglioso se si pensa che passiamo da un eccesso all’altro in un battito d’ali. Proviamo indignazione per la protagonista di una favola che lava i panni a sette nanetti e poi facciamo alzare da tavola una ragazza di 22 anni per il semplice fatto di essere una donna che prende parte ad un evento benefico in un contesto notoriamente maschile.

Che poi, quale migliore occasione di un evento benefico ad alto seguito mediatico, per poter giocare la carta del politically correct al quale siamo tutti apparentemente così legati e portare a casa consensi gratis dal pubblico? Invece no. Sapete perché? Personalmente credo che il nocciolo della questione stia proprio nel termine “apparentemente”. Perché per quanto tutti si nascondano dietro un finto senso civico e spirito di accoglienza, questi sono gli stessi che attraversano ancora la strada quando vedono arrivare sul loro lato del marciapiede qualcuno che reputano “diverso”. Che sia per il colore della pelle, per la sua provenienza, per il suo credo, per quello che volete.

Se la Nazionale Cantanti che vanta una storia di anni e anni di lotte per l’inclusione, per la solidarietà e il sostegno verso i deboli e i diritti di tutti, arriva a compiere una gaffe di tal portata, possiamo fingere quanto vogliamo ma restiamo sempre ad anni luce da una parità di genere che, per ora, esiste solo negli occhi di chi guarda Biancaneve e il bel Principe Azzurro col coltello tra i denti.

Quanto può dare fastidio agli uomini che adesso ci siamo pure messe a giocare a pallone? Sport nazionale per eccellenza, poi.  “Le donne non giocano” non fa altro che sottolineare da quanta ignoranza siamo circondati. Andatelo a dire a Carolina Kostner, a Bebe Vio o a Federica Pellegrini che “le donne non giocano”.  Andatelo a dire a Valentina Vezzali, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega allo Sport nel Governo Draghi che “le donne non giocano”.

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“I 5 MODI PER CAPIRE CHE IL TUO TRANSFER STA SALTANDO PER ARIA”

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